Respirare fibre di amianto rappresenta una delle esposizioni più pericolose per la salute umana. Le fibre, sottili e resistenti, possono penetrare in profondità nei polmoni e depositarsi nei tessuti, dove restano intrappolate per decenni provocando infiammazione cronica e danni cellulari permanenti. Nel tempo, questa esposizione può portare allo sviluppo di patologie gravi e irreversibili come il mesotelioma pleurico — un tumore raro e aggressivo della membrana che riveste i polmoni — il carcinoma polmonare e l’asbestosi, una fibrosi progressiva che riduce la capacità respiratoria.

L’amianto è classificato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come cancerogeno certo per l’uomo, e anche basse concentrazioni, se l’esposizione è prolungata, comportano un rischio misurabile. Le fibre non si degradano né nel corpo né nell’ambiente, e possono essere rilasciate non solo da edifici o manufatti danneggiati, ma anche dall’erosione naturale o meccanica di coperture e materiali contenenti amianto.

Per questo la capacità di stimare la dispersione atmosferica di tali fibre è sempre più richiesta nelle Valutazioni di Impatto Sanitario (VIS), soprattutto quando si analizzano scenari con sorgenti diffuse o materiali in stato di degrado, in modo da valutare l’esposizione potenziale della popolazione e pianificare misure di prevenzione efficaci.

ARIANET ha sviluppato un modello emissivo dedicato all’erosione eolica delle coperture in cemento-amianto esposte agli agenti atmosferici.

Il principio fisico alla base è chiaro: il vento, con la sua componente cinetica turbolenta, trasferisce energia alle superfici delle lastre, la quale può innescare il distacco e la liberazione di fibre nell’aria.

L’emissione dipende principalmente dai seguenti fattori:

  • l’intensità e la turbolenza del vento nello strato atmosferico vicino al suolo;
  • lo stato di erosione e degrado delle lastre, che ne influenza la facilità di rilascio;
  • La superficie di lastre esposta all’erosione;
  • il fattore di emissione eolico, ovvero quante fibre vengono emesse per ogni unità di energia trasferita.

 

È proprio su quest’ultimo parametro che la letteratura scientifica è scarsa e incerta: pochi studi sperimentali hanno quantificato il rilascio reale di fibre in condizioni atmosferiche.

Per questo risulta fondamentale una calibrazione accurata del modello emissivo, basata laddove possibile su misurazioni di concentrazione di fibre di amianto in aria presso coperture note, in differenti condizioni di vento e degrado.

Una volta definito il modello emissivo, è possibile simulare la dispersione atmosferica delle fibre su scala locale o regionale, stimando le concentrazioni in aria ambiente e supportando così valutazioni sanitarie e strategie di gestione del rischio.

Affinché queste simulazioni siano affidabili, è cruciale disporre di una mappatura precisa e georeferenziata delle coperture in cemento-amianto, con informazioni aggiornate sul loro stato di conservazione: senza una base dati solida, anche i modelli più avanzati perdono significato.

Questo approccio offre alle autorità sanitarie e ambientali uno strumento robusto per valutare l’esposizione potenziale della popolazione, pianificare interventi di bonifica mirati e ridurre il rischio legato a un contaminante che, ancora oggi, rappresenta una minaccia silenziosa ma concreta.